Acque SpA: non condivisibile la cessione in una multiutility controllata dai Comuni di Firenze e di Prato e quotata in borsa. Procedere nel percorso di ripubblicizzazione
Come già altre istanze territoriali del partito, anche il PD di Pisa intende esprimere con chiarezza la sua posizione in merito al futuro di Acque SpA, costituita nel 2001 per la gestione del servizio idrico integrato come società mista a prevalente capitale pubblico locale, con Acea socio privato scelto tramite gara e maggioranza azionaria in capo ai comuni del territorio servito.
Un assetto coerente con gli ingenti interessi pubblici territoriali legati alle politiche tariffarie, agli investimenti e alla ripartizione degli utili. Lo statuto di Acque, non a caso, pone dei vincoli strettissimi alla circolazione delle azioni pubbliche proprio per evitare che possa venir meno la maggioranza pubblica locale.
Nel luglio 2021 i soci pubblici, dopo i pronunciamenti a larga maggioranza dei Consigli Comunali e dopo aver individuato le necessarie coperture finanziarie, hanno offerto 85 mln per il riacquisto delle quote private con l’obiettivo della ripubblicizzazione e di un nuovo affidamento in house di 30 anni. Un’operazione unica nel panorama nazionale, con evidenti ricadute positive anche in termini di investimenti e di tariffe.
Per questo crediamo che l’ipotesi – avanzata nella seconda parte del 2020 dai Comuni della Toscana centrale che fanno riferimento ad Alia – che mira alla costituzione di una holding multiutility controllata dai Comuni di Firenze e di Prato, con l’obiettivo della quotazione in borsa e quello di inglobare Acque, non tenga nel giusto conto né la storia della società, né la volontà dei Comuni del territorio servito, né il percorso di ripubblicizzazione già avviato, né l’esito dei referendum del 2011.
Evidenziamo alcune decisive contraddizioni:
1. i vincoli statutari non consentono di trasferire il 19,31% rappresentato dalle azioni di Publiservizi verso ALIA, una società controllata da Comuni fuori dal perimetro dei soci pubblici del territorio servito da Acque
2. la ripubblicizzazione di Acque è possibile solo con il passaggio a un modello in house dopo il riacquisto delle quote in mano al privato, il che esclude la presenza di ALIA (a maggior ragione se e quando quotata in borsa)
Il nodo politico è evidente: la ripubblicizzazione della gestione dell’acqua nell’ambito del territorio servito e la costruzione di una holding multiutility slegata dai territori serviti e aperta al mercato azionario sono modelli diversi, separati e alternativi. Deve essere per questo rifiutata l’ipotesi di una prosecuzione della fusione per incorporazione, messa in atto allo scopo di aggirare con uno stratagemma gli ostacoli statutari sulla circolazione delle azioni pubbliche.
Appare conseguentemente forzata la scelta di procedere senza alcuna interlocuzione politica, alla fine del gennaio scorso, alla fusione in base alla quale circa il 20% di Acque prima detenuto da Publiservizi è finito in ALIA e ALIA ha chiesto l’iscrizione al libro soci. Scelta che ha prodotto ulteriore contenzioso, con il rifiuto di Acque di procedere all’iscrizione e la sospensione dell’assemblea dei soci stabilita dal giudice, su richiesta di ALIA, in attesa di una valutazione.
L’ingresso di ALIA implica che il primo socio di Acque sarebbe il privato con il 45% seguito poi da ALIA con il 20 % (controllata da Firenze e Prato): ai Comuni del territorio servito rimarrebbe solo il controllo del 35%. Il fatto che ALIA sia (per ora) un socio pubblico non comporta affatto che vi sia concordanza di interessi con gli altri soci pubblici del territorio servito. Si tratta con tutta evidenza di uno stravolgimento totale dell’assetto originario di Acque.
Condividiamo i timori e le perplessità delle OO.SS. aziendali, che auspicano che possa iniziare su tutto il territorio regionale un approfondimento ed una riflessione comune sulle opportunità e sulle scelte da intraprendere per individuare la soluzione migliore da proporre ai cittadini per la gestione dei servizi pubblici essenziali. Soluzione che dovrà essere in grado di garantire pari dignità a tutti i territori, reale possibilità di incidere sulle scelte gestionali conciliando l’economicità con il diritto di rappresentanza degli stessi, attuazione della volontà popolare così come emersa dal già citato referendum del 2011 e soprattutto con il rispetto delle scelte e dei percorsi già adottate ed in corso di concretizzazione.
(PD Unione Comunale di Pisa)